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Bufera di vento sull'Italia: il riepilogo dati, dai 136 km/h di Torino ai 114 km/h di Capo Caccia
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- Pubblicato 23 Ottobre 2014
- Scritto da Daniele Ingemi
L’afflusso della massa d’aria fredda e pesante polare marittima, proveniente dalle alte latitudini nord atlantiche, si è accompagnato all’ingresso di venti molto forti, dai quadranti settentrionali, che fra la giornata di ieri e quella odierna hanno spazzato l’intero paese, con raffiche che occasionalmente, complice l’orografia (l’incanalamento orografico), hanno raggiunto picchi di oltre 100-120 km/h.
Oltre a far crollare le temperature, su valori anche al di sotto delle medie stagionali, questi intensi venti settentrionali, “Foehn” al nord e tramontana e maestrale sulle restanti regioni, hanno reso l’aria molto limpida e tersa, rendendo la visibilità ottima su tutte le regioni, e spazzando via le sostanze inquinanti che solitamente stagnano sopra i grandi centri urbani del centro-nord.
Come accade sovente in queste situazioni l’aria fredda si versa sul bacino centrale del Mediterraneo, e quindi anche sull’Italia, subito dopo aver aggirato le Alpi ad ovest, traboccando attraverso la valle del Rodano, che rappresenta l'unico valico penetrabile alle masse d'aria d’origine polare, tra il Massiccio Centrale Francese e le Alpi occidentali.
Ma all’origine di questa sfuriata polare, che ha eroso il bordo orientale del robusto promontorio anticiclonico sub-tropicale che da giorni preesisteva sul Mediterraneo centrale, vi è un temporaneo abbassamento di latitudine del flusso perturbato principale, che scorre fra l’Atlantico settentrionale e le Isole Britanniche.
Queste intense correnti occidentali già nel corso della giornata di martedì si sono sensibilmente abbassate di latitudine, fin sotto i 40° di latitudine nord, a causa di un aumento dei valori di geopotenziale sul vicino Atlantico, che hanno costretto la depressione islandese ad entrare in fase di “Stretching”, allungando un asse di saccatura sul bacino centrale del Mediterraneo.
La discesa di questa saccatura, dipartita dalla depressione d’Islanda, accasata con un profondo minimo, sotto i 990 hpa, attorno l’Irlanda, ha difatti eroso definitivamente il bordo orientale del promontorio anticiclonico sub-tropicale, da giorni insistente sul Mediterraneo centrale.
Durante la discesa verso l’Italia centro-settentrionale, l’asse di saccatura, nel corso del pomeriggio di martedì 21 Ottobre, disponendo il proprio asse principale al traverso dell’Europa centrale, fin verso il bacino centrale del mar Mediterraneo e dell’Italia, ha cominciato ad entrare in fase di “Stretching”, anticipando così l’evoluzione della stessa in una ciclogenesi secondaria, sottovento alle Alpi, e alimentata da masse d’aria più fredde, polari marittime, determinando un considerevole aumento della vorticità positiva sui mari che circondano l’Italia.
Il processo ciclogenetico, una volta innescato nella serata di martedì 21 Ottobre, ha cominciato a spostarsi verso l’Adriatico centro-meridionali, per poi muoversi in direzione dell’Albania, della Macedonia.
L’innesco della ciclogenesi, per un aumento della vorticità positiva a tutte le quote lungo il bacino adriatico, ha contribuito a isolare un minimo barico al suolo, stimato attorno i 998 hpa, che ha contrastato più ad ovest con un solido promontorio anticiclonico oceanico, con massimi barici di oltre i 1028-1030 hpa posizionati fra il golfo di Guascogna e le coste atlantiche francesi.
La presenza di questo solido anticiclone sull’Atlantico francese, con massimi barici di oltre i 1028 hpa, ha prodotto un significativo divario barico con il bacino centrale del mar Mediterraneo, generando un consistente “gradiente barico orizzontale” (notevole divario barico) che dalle coste orientali della Spagna e dalle Baleari si esteso fino all’Italia meridionale e ai vicini Balcani, dove si è andata ad isolare la giovane ciclogenesi adriatica.
Questo consistente “gradiente barico orizzontale”, creato dal notevole divario barico fra la giovane ciclogenesi adriatica e il promontorio anticiclonico azzorriano, esteso con i propri elementi principali sull’Atlantico francese, ha contribuito a attivare un intenso flusso nord-occidentale che dalla Francia meridionale è dilagato sul Mediterraneo centro-occidentale, sfondando attraverso l’unico valico aperto alle correnti atlantiche, ossia la valle del Rodano.
Difatti, il “gradiente barico orizzontale” (differenze di pressioni) che si è determinato lungo i margini delle due contrapposte figure bariche (appena menzionate) ha dato origine ad un intenso evento di Mistral che dalla Valle del Rodano ha sfondato sul “mare Nostrum” con forti venti, da N-NO e NO, diretti verso la Sardegna, il mar Tirreno e i Canali attorno le isole maggiori.
Data la presenza di un “gradiente barico orizzontale” abbastanza fitto, specie fra mar di Corsica e mar di Sardegna, i venti di Mistral che dal Rodano si sono gettati sui mari che circondano la Sardegna hanno dato origine alla prima vera grande “maestralata“ dell’autunno 2014, con l’attivazione di forti correnti da NO che nella mattinata di ieri, mercoledì 23 Ottobre 2014, hanno raggiunto l’intensità di burrasca, fra mar di Corsica, mar di Sardegna, per poi propagarsi al Canale di Sardegna, fino alle coste occidentali e meridionali dell’omonima isola, spazzate da autentiche bufere di vento da O-NO e NO, che nei punti più esposti ed aperti alla porta del maestrale, come Capo Caccia, hanno toccato i 100-120 km/h.
Ma l’infittimento di isobare, derivato dalla sovrapposizione delle isobare ellittiche del promontorio oceanico sulle isobare strette e maggiormente concentriche della ciclogenesi in sviluppo sull’Adriatico, ha attivato impetuosi venti settentrionali, con potenti “deflussi” eolici dai fondovalle alpini, anche sulle regioni settentrionali e centrali, con forti raffiche “foehn” su tutta la pianura Padana e di tramontana “chiara” sulle aree costiere della Liguria, con punte di oltre 70-80 km/h, ma picchi occasionali che hanno persino lambito la fatidica soglia dei 100 km/h.
Su tutti stupiscono gli incredibili 132 km/h da NO raggiunti dalla stazione di Torino nella notte del 22 Ottobre 2014, durante la bufera di “foehn” che ha investito le pianure del Piemonte e della Lombardia. L’incredibile valore eolico di Torino, davvero ragguardevole, è stato raggiunto per merito del formidabile “gradiente barico” che si è venuto a realizzare lungo lo spartiacque alpino. Fra il versante francese, raggiunto per primo dall’aria fredda polare marittima che essendo più pesante ha causato un brusco aumento della pressione barometrica sul versante sopravento, mentre su quello italiano sottovento insistevano masse d’aria decisamente più tiepide e con valori barici notevolmente inferiori rispetto il versante transalpino.
Questa notevolissima differenza barica, ma anche di densità, fra gli opposti versanti alpini, ha innescato dei fortissimi “deflussi” eolici che dalle creste delle Alpi si sono canalizzati all’interno delle principale vallate alpine, accelerando ulteriormente a causa dell’effetto risucchio. A ciò si è aggiunto anche il fatto che una volta raggiunta la barriera alpina, le masse d’aria fredde e molto dense, di origine polare continentale, sono state costrette a incanalarsi lungo i valichi alpini, per traboccare con furiosi deflussi (raffiche di caduta turbolenti) verso le sottostanti pianure del Piemonte e della Lombardia, con raffiche che localmente, all’imbocco delle principali valli, hanno toccato localmente punte di oltre 100-120 km/h.
Questo flusso settentrionale, dopo aver spazzato la Sardegna, tramite il forte maestrale, e le regioni centro-settentrionali, con turbolenti venti di “Foehn” che hanno presentato caratteristiche “anabatiche” (prevalenza di moti discendenti indotti dallo scavalcamento delle Alpi), si è intrufolato lungo il bordo occidentale della ciclogenesi adriatica, propagandosi verso il medio-basso Tirreno e l’Adriatico centro-meridionale, dando luogo ad una intensa ventilazione che ha oltrepassato la soglia d’attenzione un po’ su tutte le regioni.
Difatti, nel pomeriggio di ieri gli intensi venti di maestrale si sono estesi al Canale di Sicilia e alla Sicilia, con sostenute correnti da O-NO e NO, che hanno superato i 70-80 km/h, localmente anche più in mare aperto e nei settori costieri esposti. Solo dalla mattinata odierna, grazie all’allontanamento della ciclogenesi verso l’Albania e al contemporaneo allentamento del “gradiente barico orizzontale”, fra Spagna e Mediterraneo centrale, l’intensa ventilazione nord-occidentale ha cominciato ad attenuarsi, spirando ancora intensa, poco sopra la soglia d’attenzione, solo sul basso Adriatico sullo Ionio, interessando più direttamente il Salento con raffiche sopra la soglia d’attenzione, fino a 60-70 km/h, che hanno reso il mare agitato a largo.
L’attivazione dei forti venti di maestrale, fra mar di Corsica, mar di Sardegna, Canale di Sardegna e Canale di Sicilia, ha anche causato un rapido aumento del moto ondoso su tutti questi bacini, che in poche ore sono passati da molto mossi (forza 4) ad agitati (forza 5), fino a divenire localmente molto agitati (forza 6), in particolare il mar di Corsica ed il mar di Sardegna che nella mattinata di ieri sono divenuti anche grossi.
L’irrompere degli impetuosi venti da nord-ovest, in uscita dalla valle del Rodano, ha favorito lo sviluppo di onde di “mare vivo” alte più di 4.0-5.0 metri, ma con “Run-Up” localmente superiori ai 6.0-7.0 metri. Queste onde imponenti onde hanno prodotto intense mareggiate che per l’intera giornata hanno flagellato i litorali della Sardegna occidentale, mentre mareggiate di debole intensità, in forma più ridotta, si sono osservate sulle coste della Sicilia settentrionale e del Molise e il nord della Puglia garganica, dove sono andate a rompersi onde fino a 2.5-3.0 metri.
Ma anche i restanti mari si sono presentati tutti da agitati fino a localmente agitati a largo, con marosi sui 3.0-4.0 metri. L’intenso moto ondoso ha provocato l’interruzione dei collegamenti marittimi fra Trapani e Pantelleria e Porto Empedocle e le Pelagie. Solo da domani, con la scaduta del moto ondoso, i mari tenderanno a divenire tutti mossi a localmente molto mossi per onde lunghe di scaduta residue fra mar di Sardegna, Canale di Sardegna, basso Tirreno, Canale di Sicilia e Ionio
Daniele Ingemi
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