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Cinquant'anni dopo il Great Alaska : FOTO e VIDEO
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- Pubblicato 28 Marzo 2014
- Scritto da Ali Dorate
Sono passati cinque decenni ma le cicatrici lasciate dal terremoto del 27 marzo 1964 in Alaska sono promemoria costante della "forza" della Natura.
Il terremoto conosciuto come il "Great Alaska", misurato in magnitudo 9.2, ha portato ad effetti ambientali catastrofici, tra cui in particolare il crollo di interi quartieri della capitale e uno tsunami violento che si è espanso anche verso altre coste degli Stati Uniti: Washington, Oregon, California e Hawaii. Alle 17:36 del 27 marzo 1964, il Venerdì Santo, il suono di un profondo rombo, segnò la rottura della faglia tra il Pacifico e le placche tettoniche del Nord America.
A quel tempo la teoria accettata della Tettonica a Placche era proprio sul punto di emergere come il paradigma della scienza della Terra. Senza quel contesto, questo terremoto sarebbe stato praticamente inspiegabile. Inizialmente, gli scienziati lo interpretarono come movimento su un piano di faglia quasi verticale.
E' iniziato a circa 25 km sotto la superficie, con epicentro a circa 6 miglia (10 km) a est della foce del Collegio Fiordo, 56 miglia (90 km) a ovest di Valdez e 75 miglia (120 km) a est di Anchorage. Il terremoto è durato circa 4,5 minuti ed è stato il più forte terremoto registrato nella storia degli Stati Uniti. E' anche il secondo più grande terremoto mai registrato, accanto al terremoto M9.5 in Cile nel 1960.
Ali Dorate
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