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Variabilità del clima in Africa orientale e sul Kilimangiaro. ENSO o CO2?
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- Pubblicato 07 Agosto 2011
- Scritto da Luciano Serangeli
Dalla Helmholtz Association of German Research Centres, il principale polo scientifico di ricerca della Germania, viene uno studio pubblicato sull'ultimo numero di Science ( pronunciarlo mi provoca eritema cutaneo ), che ipotizza per lo stato delle precipitazioni sul Monte Kilimanjaro, fattori non legati alla CO2, in contrasto con la teoria avanzata da Al Gore e Lonnie Thompson.
Gli effetti a distanza dell'Enso in Africa orientale
5 agosto 2011, Potsdam ( Germania ):
Per 20000 anni, la variabilità del clima in Africa orientale ha seguito un modello che è evidentemente un effetto a distanza del fenomeno ENSO (El Niño Southern Oscillation), conosciuto come El Niño / La Niña.
In Africa orientale, durante la fase fredda de La Niña, si verificano precipitazioni marginali accompagnate da venti forti, mentre la fase calda di El Niño, porta a condizioni di vento debole, con piogge frequenti. Inoltre, durante il periodo più freddo dell'ultima era glaciale, durata dai circa 18000 ai 21000 anni fa, il clima dell'Africa orientale è stato relativamente stabile e asciutto.
Questo risultato è stato pubblicato da un gruppo internazionale di ricercatori di Potsdam ( Germania ), Svizzera, Stati Uniti, Paesi Bassi e Belgio, nell'ultimo numero della rivista " Science "(vol. 333, No.6043, 2011/08/05). ( si legga bene: Science e non L'Araldo del Negazionista )
L'ENSO con la sua fase calda (El Niño) e la sua fase fredda (La Niña), è in realtà conosciuto tra le Teleconnessioni come un fenomeno climatico che si verifica nel Pacifico.
Utilizzando l'esempio della variabilità climatica in Africa orientale, lo studio mostra l'impatto a lungo termine di questo fenomeno nella regione citata, assai sensibile.
I sedimenti nel Lago Challa nel sud-est del Kenya, ai piedi del Monte Kilimanjaro, vengono utilizzati come un archivio del clima. Nuclei dei campioni che sono stati perforati qui, mostrano un modello di strisce, così chiamate lamine annuali.
Ogni singolo strato contiene informazioni sul clima.
" Lo spessore di questi strati varia a seconda del clima, da 0.08 a 7 millimetri ", spiega Christian Wolff ( Università di Potsdam e GFZ German Research Centre for Geosciences ). " Un confronto tra le misure di temperatura nel Pacifico tropicale degli ultimi 150 anni, mostra una forte correlazione tra i cicli di ENSO e i ritmi di siccità e inondazioni in Africa orientale ", afferma ancora Wolff.
Vale a dire, che in questo caso si sovrappongono due modelli climatici.
Il ritmo di base è fornito dalle stagioni annuali delle piogge, che sono legate zona di convergenza intertropicale (ITCZ), ossia in maniera semplificata la fascia di nuvole vicino all'equatore, che è generata dall'intensa radiazione solare e da una forte evaporazione.
Con il sole alla sua massima altezza nel mese di giugno nell'Emisfero Nord e in dicembre in quello del Sud del mondo, questa banda di nubi e la pioggia associata si spostano a nord o a sud, rispettivamente. Questo evento stagionale, nella ricerca è apparentemente sovrapposto al fenomeno ENSO.
La lunghezza della carota di perforazione, ha permesso il rilevamento delle variazioni climatiche nell'ultima glaciazione.
I dati proxy biogeochimici e un'attenta esplorazione sismologica degli strati di sedimento, hanno fornito un ottimo riscontro con gli spessori dei singoli strati. Si è constatato che anche nell'ultima glaciazione, quando il mondo era di circa 5 gradi più freddo a livello globale e quindi il bilancio energetico del sistema dei tropici era minore a causa di temperature più basse, il fenomeno ENSO è stato individuato come un modello di sovrapposizione, anche se più debole.
In confronto, gli ultimi 3000 anni sono stati più caldi ed esplosivi, alternando periodi di siccità e di intensa siccità, come l'anno in corso e massicci periodi di pioggia, che spesso hanno portano ad inondazioni.
I modelli climatici, mostrano che questa tendenza verso un aumento di estreme fasi asciutte alternate a forti fasi umide, persiste anche nell'attuale periodo del riscaldamento.
Lo studio è stato finanziato dalla DFG German Research Foundation, l'ESF European Science Foundation e della U.S. National Science Foundation NSF.
Christian Wolff et al ( sign. ed altri ): " Reduced Interannual Rainfall Variability in East Africa During the Last Ice Age ", Science , vol. 333, No.6043, 2011/05/08
Fonte notizia: wattsupwiththat.com di Anthony Watts, immagine Wikipedia.
Luciano Serangeli
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