Monitoraggio eventi meteo
Le grandi ANOMALIE di Febbraio negli Stati Uniti. I DETTAGLI
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- Pubblicato 11 Marzo 2015
- Scritto da Rinaldo Cilli
Da tre anni a questa parte qualcosa, nell'ambito della circolazione atmosferica sull'Emisfero settentrionale, è sicuramente cambiato. In particolare è il Vortice Polare che ha mutato la sua fisionomia standard, è come se qualcosa alle altissime latitudini si fosse "inceppato" o, più semplicemente, abbia subito una modifica sostanziale con il passare dei mesi.
Si legge spesso in giro di "stagioni sfasate", fa caldo in Inverno mentre fa freddo e piove in Estate. Forse poi così sbagliato non è se prendiamo come riferimento l'anno appena trascorso; i mesi estivi, tra alti e bassi, son passati tra nubi, fresco e temporali, l'Inverno invece ha proposto appena un paio di irruzioni fredde degne di nota, poi per il resto è stato un continuo di temperature sopra la media (nelle ultime settimane questo aspetto si è rimarcato ancora di più).
Ma se in Europa qualcosa, effettivamente, è cambiato (inutile nascondercelo) negli Stati Uniti continuano a registrarsi record su record di freddo e neve. Anche quest'anno, tra Gennaio e Febbraio soprattutto, il generale ha colpito duro, con almeno 11-12 tempeste di neve che hanno investito, con tutto il loro carico di gelo, i settori centro-orientali del Paese, letteralmente distruggendo record di freddo che resistevano da anni e anni.
Anche Febbraio del 2015 si è chiuso con questa situazione di marcata anomalia termica, una differenza davvero sostanziale tra le temperature registrate ad ovest e quelle invece misurate ad est. Sulla parte occidentale son stati superati svariati record di caldo, mentre ad est il clima si è presentato insolitamente freddo e caratterizzato, come ribadito in precedenza, dal passaggio di oltre 10 tempeste invernali, l'una più intensa e persistente dell'altra.
La mappa di temperatura allegata a questo articolo ci mostra, per l'appunto, lo scenario appena descritto nelle righe soprastanti; viene presa in considerazione, in particolare, la media termica del periodo compreso tra il 2001 e il 2010, con le aree più calde rispetto alla media rappresentate, chiaramente, con in colore rosso. Viceversa invece quelle blu rappresentato i valori di temperature al di sotto della media, le zone bianche invece si riferiscono ai valori normali.
Mentre vaste aree di Arizona, Colorado, Idaho, Nevada, Oregon, Utah e Wyoming hanno sperimentato valori termici anche di 10-12°C al di sopra della norma, le zone del Midwest, del Mid-Atlantic, del New England hanno fatto registrare picchi anche di 10°C al di sotto del normale. Allo stesso tempo numerose città hanno visto superare record su record sia in termini di caldo sia, ovviamente, in termini di freddo.
A Worcester, in Massachussets, con una temperatura media di -10°C si è registrato il mese (Febbraio) più freddo mai riscontrato. Record anche a Bangor, nel Maine, a Marquette in Michigan, a Syracuse, Buffalo e Rochester a New York. In molti casi i record son stati semplicemente sostituiti; come ad esempio a Syracuse appunto, che con una media di +1,6°C ha superato il precedente record di +2,3°C, mentre Bangor ha rotto il suo precedentemente di appena mezzo grado.
Nel frattempo città come San Francisco, Seattle, Portland, Las Vegas e Salt Lake City hanno tutte sperimentato i mesi invernali più caldi mai registrati, secondo un'analisi del NOAA relativa alle temperature misurate nel mese di Febbraio. La maggior parte dei meteorologi attribuiscono questo ampio divario termico tra ovest ed est alla persitenza di una "cresta" anticiclonica denominata "Alaska Ridge", che si estende molto a nord fin oltre il nord-est dell'Oceano Pacifico e un'altrettanto, persistente circolazione depressionaria che "incalana" aria gelida che dal Canada si riversa continuamente verso sud/sud-est.
L'unica perplessità degli esperti è il fatto che la figura anticiclonica presente in quelle zone ha avuto una frequenza di comparsa davvero impressionante e questo è divenuto oramai un punto di domanda a cui trovare, si spera nel più breve tempo possibile, una risposta concreta ed esauriente.
Al momento sono diverse le ipotesi poste per cercare di far chiarezza su questa situazione particolarmente ingarbugliata; alcuni esperti suggeriscono che la perdita di ghiaccio possa causare una sorta di rallentamento della corrente a getto che poi crea un modello di "ondulazione marcata" sui settori del Nord America, altri invece pensano che ci potrebbe essere una sorta di legame tra la neve siberiana e le condizioni meteorologiche estreme alle medie latitudini, altri ancora invece calcano la mano su un anomalo, brusco gradiente della temperatura superficiale del mare nel Pacifico occidentale, come il fattore scatenante di queste configurazioni. Ciò che conta, tuttavia, è che gli scienziati sono concordi sull'aspetto più importante: c'è bisogno di continue e più approfondite ricerche.
Rinaldo Cilli
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