Monitoraggio eventi meteo
Nord America: le maxi NEVICATE dopo la SUPER siccità. Ecco perchè
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- Pubblicato 20 Febbraio 2015
- Scritto da Luca Angelini
America dai due volti; dalle nevicate record della East Coast alla siccità marcata in California, ma anche inverno primaverile in Alaska e gelate assai anomale in Florida. Son tutti ingranaggi appartenenti allo stesso meccanismo, quello del cambiamento climatico in atto.
Qualcuno potrà obiettare, asserendo che la super neve della East Coast è sintomo di un clima che si raffredda, viceversa osservando l’inverno particolarmente mite trascorso in Alaska, si potrebbe infatti intendere il fenomeno praticamente opposto. In maniera analoga sostenere che l’Artico non è mai stato così caldo dall’ultimo grande periodo inter-glaciale, ovvero da 125.000 anni, di per se non dimostra niente.
Anomalie sempre più frequenti: se queste anomalie, che fino ad ora hanno viaggiato a passi di 100 mila anni, si ripresentano ora dopo 100 anni e poi dopo 10 anni, beh allora il discorso cambia in maniera importante. L’approccio corretto per superare l’impasse dovuta al pari planetario tra caldo da una parte e freddo dall’altra e si inizia a disegnare un trend, una linea di sviluppo proiettata verso una sola direzione, quella che il cambiamento climatico in atto ci sta via via portando verso un clima più caldo.
L'Amplificazione artica: le influenze di questi cambiamenti climatici sulla stagione invernale (sarebbe meglio però dire degli ultimi inverni) del nord America attingono la loro origine da un noto fenomeno fisico, chiamato Amplificazione Artica. La minor copertura glaciale dell’oceano Artico ha infatti determinato un maggior assorbimento di energia solare per diminuito effetto albedo, con successivo isolamento nivo-glaciale e dunque un aumento della temperatura media che, specialmente alle alte latitudini, ha raggiunto valori più elevati rispetto al resto del Pianeta.
Il problema della persistenza: il gradiente di temperatura, e quindi anche quello di pressione, tra le latitudini polari e quelle intermedie risulta quindi più lasco e la Corrente a Getto Polare più ondulata in senso meridiano. Ma quando un’onda atmosferica raggiunge una particolare lunghezza (determinata da un numero noto come numero di Rossby) tende a divenire stazionaria, quindi a bloccarsi e a causare situazioni di configurazioni persistenti.
L'Alaska Ridge e la siccità Californiana: nel caso del nord America (ma situazioni simili a questa sono individuabili anche a livello europeo) l’amplificazione dell’onda avviene a carico del cosiddetto “Alaska Ridge”, che consiste nello sviluppo e nel successivo stazionamento di un campo di alta pressione anomalo tra lo Stretto di Bering e l’Alaska, con coinvolgimento di tutto il comparto occidentale nord americano. Si pongono così, proprio in queste aree, condizioni assai favorevoli a prolungati periodi siccitosi e più caldi rispetto al normale.
Le super nevicate nella costa orientale: il Getto in arrivo dal Pacifico poi, sottoposto ad una tipica ondulazione a valle delle Montagne Rocciose ( un effetto dovuto alla rotazione terrestre), tende a deviare verso sud a partire della Great Plains (comparto centrale statunitense), per poi risalire successivamente verso nord sull’East Coast. Il contrasto tra questo forcing che spinge aria mite e umida a scorrere in quota sopra lo zoccolo gelido che trafila dall’Artico Canadese nei bassi strati, è all’origine delle intense depressioni e quindi delle copiose nevicate su quei settori.
Se fino ad oggi quanto descritto faceva parte della sinottica “accademica”, ora il tutto è addirittura supportato da un recente studio “Evidence for a wavier jet stream in response to rapid Arctic warming”, recentemente pubblicato su IOPScience da Jennifer Francis, dell’Institute of Marine and Coastal Sciences della Rutgers University, e Stephen Vavrus, del Center for Climatic Research dell’Università del Wisconsin-Madison.
La ricerca è iniziata immediatamente dopo il disastro causato dall’uragano Sandy, quando la Corrente a Getto provocò una brusca virata della tempesta, mandandola a impattare il Jersey e New York City. Dalla ricerca emerge che a partire dagli anni ’90, modelli di jet-stream molto ondulati dovuti all’Amplificazione Artica, si stanno verificando in maniera sempre più frequente ed ora stanno interessando anche altre zone dell’emisfero settentrionale, imponendo un forcing attivo lungo tutte le quattro stagioni dell’anno.
Commento finale: come possiamo notare, l’impatto dei cambiamenti climatici è molto più evidente da un punto di osservazione indiretto, ovvero attraverso l’analisi dei fenomeni meteorologici, che direttamente, dalla semplice analisi del campo termico. La sfida più grande dei prossimi anni sarà senz’altro quella di individuarequesta risposta atmosferica e collegarla poi ad una causa particolare, quindi una sorta di processo inverso: capire i cambiamenti climatici partendo dai cambiamenti del tempo. Il clima andrà ancora avanti per la sua strada, sta a noi imparare a rispettarlo e starne al passo. Chi si ferma è perduto...
Luca Angelini
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