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Grotta spagnola rivela possibili nuovi antenati dei Neanderthal
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- Pubblicato 23 Giugno 2014
- Scritto da Ali Dorate
Un tesoro di migliaia di fossili, rinvenuti in una grotta nel nord della Spagna, si sta rivelando una manna per i paleoantropologi che studiano l'evoluzione umana e i primi antenati di Neanderthal.
Dal 1984, da questo sito sono stati infatti estratti quasi 7000 fossili umani corrispondenti a tutte le parti dello scheletro di almeno 28 individui. La straordinaria collezione comprende 17 crani, molti quasi completi, sei dei quali sono stati descritti per la prima volta nel corso di questo studio.
"Questi sono senza dubbio i tratti morfologici dell'uomo di Neanderthal, il più antico trovato finora", ha detto Juan Luis Arsuaga, professore di Paleontologia dell'Università Complutense di Madrid, autore principale della ricerca i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista americana 'Science'.
Lo studio è stato effettuato su diciassette teschi parziali o quasi completi, trovati sul famoso sito preistorico della Sima de Los Huesos, vicino a Burgos, nel nord della Spagna. I teschi studiati hanno tratti dell'uomo di Neanderthal solo sul viso e sui denti. Il cranio, invece, presenta tratti corrispondenti a quelli degli ominidi più primitivi.
Questi crani, eccezionalmente conservati, che appartengono tutti a un'unica popolazione vissuta circa 430.000 anni fa, mostrano alcune caratteristiche tipiche dei Neanderthal, mentre altri sono associati a ominidi più primitivi.
"Il Medio Pleistocene fu un periodo lungo circa mezzo milione di anni, durante il quale l'evoluzione degli ominidi non seguì un lento processo di cambiamento, con un solo tipo di ominide che si è evoluto tranquillamente verso il Neanderthal classico", ha detto Arsuaga.
Il processo che ha portato ai Neanderthal classici che avrebbero dominato l'Europa fino all'arrivo dell'uomo anatomicamente moderno, sarebbe stato "a mosaico", con modificazioni delle varie strutture anatomiche (come l'apparato mandibolare e la teca cranica) in momenti successivi ben distinti, e in misura diversa a seconda dei gruppi.
E' questo il quadro che emerge dal confronto fra i reperti di Sima de los Huesos e quelli rinvenuti in altri siti. In particolare, mentre la teca cranica sembrerebbe avvicinare gli ominidi di Sima all'Homo heidelbergensis, specie in cui sono inclusi fossili con una morfologia più primitiva rispetto ai Neanderthal della fine del medio e tardo Pleistocene, le caratteristiche decisamente neanderthaliane di tutto l'apparato masticatorio portano in un'altra direzione, dato che nessun fossile di H. heidelbergensis dei diversi siti in cui sono stati rinvenuti presenta nulla di simile.
A rendere più complesso lo scenario, l'analisi del DNA mitocondriale recentemente recuperato da uno dei fossili di Sima, mostra differenze genetiche da quelle del neanderthaliano classico, avvicinandolo piuttosto all'uomo di Denisova, un gruppo arcaico che si è distinto dal lignaggio dei Neanderthal dopo la separazione dai gruppi africani, e che ha popolato parte delle regioni euroasiatiche.
Secondo gli autori, questi risultati inducono a pensare che quella di Sima de los Huesos sia stata una popolazione vissuta in un momento molto prossimo alla scissione di queste due linee eurasiatiche.
Più in generale, sembrano indicare che i fossili di Sima non siano necessariamente alcuni dei "primissimi Neanderthal", pur essendo molto vicini a essi, ma potrebbero essere uno degli svariati gruppi che, isolati e dispersi, si sono diversificati a partire dagli ominidi più antichi.
Il prof. Arsuaga ritiene dunque che i campioni hanno bisogno di una nuova classificazione, ma si è in attesa di input dal resto della comunità di paleoantropologia, che spera arriverà questa estate durante una serie di simposi internazionali di paleoantropologia.
Ali Dorate
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