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Articoli scientifici

Antartide. Riscaldamento e letale innalzamento dei mari? Vecchie "bufale" già superate. I nuovi studi.

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foto_00001A volte occorre rispolverare vecchi articoli per dissipare ogni dubbio sulle periodiche cialtronate ancora più vecchie, diffuse ad hoc a suo tempo da organi d'informazione notoriamente prezzolati e conniventi con le lobby dei business-scientists man ( scenziocrati ), che del catastrofismo fanno regolare mercimonio a scopo di futuri lucri personali, promettendo sacrifici, lacrime e sangue per tutti noi e cospicue "mazzettate" di dollari per loro, nelle rispettive nationals banks.

Per chi fosse un pò duro di comprendonio, strategia della serie: - Ti do una bastonata in testa e poi ti vendo il cerotto.. ( scientist marketing )

Per non parlare dei forum.. Oddio i forum...

Luoghi questi in cui basta che lo abbia affermato Peppe o Biagio e tutto diventa scienza inalterabile, alla faccia di chi passa anni della propria vita a studiare duramente su pubblicazioni, libri, web e quant'altro.

Vuoi mettere gli scienziati del Norwegian Polar Institute con Peppe e Biagio?

Più attendibili gli ultimi due..

Ma lo ha detto Nature!!

Ahhh ecco.. Nature.. la rivista scientifica che sta tentando di convincere il mondo che a breve ci si scioglieranno anche i ghiacci dei freezer..

O forse anche Science o il MetOffice o addirittura direttamente l'IPCC, cioè quelli che con faraonici mezzi finanziari, impediscono ogni tipo di "peer review¹ " ( revisione paritaria) e la nascita di riviste di contro-informazione scientifica, come da sempre era in un uso nel mondo democratico delle scienze tutte, dove anche il dissenso trovava il suo giusto spazio.

Ora questa possibilità viene negata prepotentemente, sopprimendo la libertà di dibattito accademico.

Siamo in clima ( termine attinente alla tematica ) di totalitarismo scientifico e questa è la più grave offesa alle possibilità di crescita dell'umanità. Le opinioni contrarie zittite in maniera a dir poco indegna.

Ma questo non fa notizia.. Ne sentite forse mai parlare?

Non esiste problema di monopolio per questi giganti della scienza politicizzata, non esiste antitrust che tenga.

L'editoria scientifica alternativa è soppressa ancor prima di nascere e annichilita con qualsiasi mezzo, dall' emarginazione mediatica, a quella accademica.

Ed ecco qui la sorpresona..

Peccato che questa riaccensione di caldismi antartici, venga da un articolo pubblicato da Nature e riportato dalla rivista italiana Le Scienze a gennaio del 2009.. Peccato sì, perchè il mio articolo personale seppur vecchiotto, fa riferimento a una ricerca del Gennaio 2010. Ben un anno dopo...

Ricerca in cui per l'ennesima volta, si è ribadito ad opera di scienziati norvegesi specialisti di glaciologia e studi polari, che l'Antartico non presentava nessuna anomalia termica positiva e anzi, il trend a un lieve ribasso delle temperature polari proseguiva.

Ecco qui la fonte vecchiotta dell'articolo di Le Scienze, dove potete facilmente verificare la data precedente di pubblicazione, rispetto all'ultima ricerca degli scienziati norvegesi, ufficializzata scientificamentehttp://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Anche_l_Antartide_si_riscalda/1334477

Bruttissima figura per Peppe e Biagio cercare di informare gli amici di forum con notizie vecchie bacucche, senza più alcuna veridicità.

Buona lettura e auguri a Peppe e a Biagio e un consiglio al mio stimato e serio amico Gigi, di non affidarsi a personaggi da forum che male lo informano.

Con un pò più di attenzione Gigi, ti saresti accorto che il latte nel frattempo era diventato yogurt.

( ¹peer review- revisione paritaria: http://it.wikipedia.org/wiki/Revisione_paritaria ) 

Articolo del 16 gennaio 2010

Lunedì 11 gennaio 2010, gli scienziati del Norwegian Polar Institute hanno riferito di aver misurato la temperatura del mare, al di sotto di una piattaforma di ghiaccio dell'Antartide orientale e non hanno riscontrato segni di surriscaldamento di alcun tipo.

Mentre i corollari di questa scoperta rimangono in gran parte insabbiati da parte di pochi potenti e disonesti media tradizionalmente schierati, in realtà i risultati del reportage costituiscono ancora un altro duro colpo per coloro che abitualmente terrorizzano i popoli, affermando che il mondo finirà a causa dell’innalzamento del livello dei mari.

Da anni ormai, gli allarmisti stanno insistendo sul fatto che l'Antartide è in fase di scongelamento a causa del riscaldamento globale indotto dall’uomo. Essi avvertono che la fusione di un continente congelato contenente il 90% di tutti i ghiacci del pianeta, porterebbe inevitabilmente a un aumento catastrofico del livello del mare. Brutta storia davvero.

Tuttavia, ci sono diversi problemi al riguardo delle loro affermazioni, non ultimo dei quali è quello che tutte le prove di fusione dei ghiacci, si concentrano selettivamente solo sul campo di elementi di prova satellitare, i quali prendono in esame, per confermare che il continente si sta riscaldando, unicamente la regione occidentale dell'Antartico e in particolare la Penisola Antartica.

Ma come Joe D'Aleo ha osservato nel 2008, la zona relativamente piccola se ci si riferisce alla penisola, offre un campione rappresentativo estremamente povero. Essa infatti oltre a protendersi a nord del continente in una zona del Sud Atlantico, è nota per essere interessata sia in superficie che nel sottosuolo da fervente attività vulcanica. Aggiunge D'Aleo, che prendendo invece in analisi l’intero continente, si riscontra un effettivo raffreddamento a partire dal 1979.

Figura 1. Trend  temperatura antartico 1982-2004, monitorata dai Very High Resolution Radiometer (avhrr), sensori satellitari del National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) . Il rosso indica le zone dove le temperature rilevate sono generalmente aumentate nel corso di tale periodo, il blu indica le zone in cui le temperature sono prevalentemente diminuite.

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Ancora, i carbo-condriaci ( ipocondriaci del carbonio ), attribuiscono la colpa del collasso di dieci banchise, dentro e intorno alla penisola, alla fusione della parte inferiore del ghiaccio, dovuta al riscaldamento globale, che avrebbe alimentato l'innalzamento delle temperature oceaniche.

Essi insistono che i loro modelli sono “precisi” nel prevedere che se l'uomo non smetterà il pompaggio di CO2 in atmosfera, è solo questione di tempo prima che l'intero continente si sciolga. L'effetto di tale evento, specificano, sarebbe la fine della civiltà umana, a causa di un innalzamento dei livelli dei mari ( srl ) di 57 metri.  Una visione che normalmente e’ riservata alle piaghe bibliche o alla fervida immaginazione di Al Gore.

Naturalmente, la fusione isolata nella zona della penisola, non supporta l'ipotesi di un diffuso riscaldamento polare, necessario ad alimentare le orribili immagini delle metropoli sommerse dalla scorrettezza di origine antropica.

A tal fine si e’ resa necessaria l'individuazione e la denuncia della forte diminuzione di ghiaccio nelle montagne transantartiche, che ha garantito alti finanziamenti ad ogni ricercatore impegnato nello stilare queste fantasmagoriche analisi.

Allo stesso tempo in base a queste assurde dichiarazioni, agli scienziati del N.P.I. (Norwegian Polar Institute) è sembrato di aver centrato il jackpot, quando i loro modelli di calcolo hanno dimostrato che, le piattaforme di ghiaccio a Dronning Maud Land, lungo il confine nord-orientale dell'Antartide sembravano essere allo stesso ritmo di fusione di quelle più a ovest.

Così lo scorso novembre, un team del N.P.I. e’ stato incaricato di  indagare lo stato di una tale impostazione nella Fimbul Ice Shelf. Dichiaratamente la loro missione primaria era quella di determinare se le masse di ghiaccio della piattaforma fossero attualmente veramente in declino.

Figura 2. L’immagine indica l'area del Fimbul Ice Shelf all'interno del rettangolo rosso. Essa è la penisola al confine occidentale del Mare di Weddell, dove una serie di piattaforme di ghiaccio e più recentemente la Wilkins Ice Shelf, sono crollate in mare, alimentando allarme ingiustificato sulla fusione fuori controllo e l'innalzamento del livello del mare.

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Il mese scorso, la spedizione ha eseguito il suo primo foro tra 250 e 400 metri di spessore nel ghiaccio galleggiante, al fine di studiarne la fusione e la circolazione oceanica sottostante, ma le letture rivelate dagli strumenti che sono stati calati in acqua, non sono state affatto in linea con ciò che era stato drammaticamente previsto dai ricercatori allarmisti.

In realtà, contrariamente a quanto pronosticato dai modelli oceanografici che indicavano temperature di fusione del ghiaccio più alte, il Norwegian Polar Institute e il project leader Ole Anders Nøst, hanno segnalato che l'acqua sotto la piattaforma di ghiaccio era molto vicina al punto di congelamento. Inoltre, non risultavano cambiamenti significativi nei dati rilevati negli ultimi  cinque anni:

- abbiamo osservato a un livello di circa 50 metri di profondità, appena sotto la piattaforma di ghiaccio, una temperatura di circa -2,05 °C, molto vicina al punto di congelamento. La temperatura più alta osservata era di circa -1,83 °C, in prossimità del fondo. Le temperature sono molto simili ai dati raccolti dalle spedizioni nel 2008 e dalla British Antarctic Survey, utilizzando un autosub sotto la piattaforma di ghiaccio nel 2005.-

Nøst ha concluso che "questa situazione sembra essere stabile, suggerendo che la fusione sotto la piattaforma di ghiaccio non aumenta".

Per quanto riguarda i modelli di circolazione oceanica, che hanno mostrato in modo errato "acqua calda e profonda che scorre sotto le banchise", Nøst ha ammesso che "in quanto non vengono rispettati, i modelli sono molto probabilmente sbagliati e devono essere migliorati".

Traduzione: a differenza dei modelli di previsione, i crolli nelle piattaforme di ghiaccio antartico, sembrano essere ancora isolati in una zona molto piccola nella regione occidentale, di un continente altrimenti prettamente glaciale e che presenta progressi nell’estensione delle piattaforme di ghiaccio.

Questo fatto getta sicuramente ulteriori seri dubbi sulle previsioni a base secolare più recenti, fatti dalle Nazioni Unite, sull’innalzamento dei livelli dei mari ( slr ). L'anno scorso, la stima di 18 – 59 centimetri che è stato presentato dal Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Ipcc), protocollo 2007 fourth assessment report (ar4), è stato aumentato a due metri, basandolo interamente sui timori di accelerato scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia e Antartide. E’ da tenere presente che, l’improvviso e prolungato periodo freddo della Piccola Era Glaciale e’ terminato nel 1850 e il tasso globale di innalzamento del livello dei mari ( slr ) è rimasto sostanzialmente stabile a circa sette centimetri ogni secolo, principalmente a causa della dilatazione termica.

Figura 3. slr ( sea level rise ) ( innalzamento del livello dei mari ) dal 1880 per gentile concessione di globalwarmingart.com

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In base a ciò è da meravigliarsi come gli allarmisti ora affermino che, anche con pochi gradi di riscaldamento la liquefazione del  ghiaccio sarebbe così veloce e il suo impatto sulla superficie terrestre così marcato, che il pianeta potrebbe a malapena ospitare gli attuali abitanti.

In effetti, è stato pochi mesi dopo il rilascio di ar4 che l'Union of Concerned Scientists  ha mostrato queste proiezioni iperattive, durante la convenzione quadro dell'Onu sui cambiamenti climatici a Bali:

Si e’ sostenuto che un riscaldamento di 2°C al di sopra dei livelli pre-industriali, potrebbe per esempio, causare l'estinzione di molte specie e la fusione estesa dei ghiacci della Groenlandia e delle lastre di ghiaccio dell'Antartico Occidentale, che provocherebbero un aumento del  livello del mare a livello mondiale  tra i 12 e i 40 piedi ( 3,5 -12 metri ).

I lettori dovrebbero essere consapevoli del fatto che le schede dell’U.C.S. ( Union of Concerned Scientists ) ad ampia scala territoriale ( macro area ), non devono essere confuse con i parziali distacchi di piccole piattaforme di ghiaccio, di cui abbiamo parlato nell’articolo. Mentre i depositi di "fusione", che prevalentemente si trovano sopra il basamento roccioso, potrebbero contribuire all’innalzamento dei livelli marini, le piattaforme di ghiaccio galleggianti sopra l'acqua hanno lo stesso impatto sull’innalzamento marino sia che esse siano congelate sia che si sciolgano.

Ora, anche i notoriamente allarmistici britannici del MetOffice ammettono che, per la completa fusione dei ghiacci della Groenlandia, alla quale hanno attribuito un valore di 7 metri di aumento di livello dei mari, "ci vorrebbero migliaia di anni", anche se le temperature dovessero continuare a salire. E’ quindi del tutto logico supporre che la maggior parte di ciò che è stato previsto, è stato di riflesso inteso che si originerà in Antartide.

Quest’ultimo sottinteso è tuttavia completamente diverso dalla realtà, visto che lo scenario reale è quello di piccole parti di banchisa scioltesi per "motivi vulcanici" e che sono di nuovo a galla, immerse in minima parte in uno strato di acqua leggermente surriscaldata, non avendo quindi nessun riflesso su un eventuale innalzamento del livello dei mari.

Con una temperatura media dell'aria costantemente sotto lo zero e la temperatura dell'acqua appena sopra il congelamento anche in estate, non si intravvede nessun cataclisma nel prossimo futuro, considerando oltretutto che le temperature sono in continua diminuzione dal 1998.

Eppure arbitrariamente, a livello internazionale, continua l’omologato allarmismo dei famigerati e catastrofici  2°C  di aumento della temperatura mondiale al di sopra dei livelli pre-industriali.

Nonostante l'insistenza dell’Ipcc che il riscaldamento globale sarà più diffuso ai poli e specialmente nella zona di ghiaccio dell’Emisfero Sud, in queste zone la superficie ghiacciata è rimasta praticamente invariata dal 1979, come dimostrano i sensori satellitari e le analisi locali finora poste in atto.

Figura 4. L’estensione dell'area marina di ghiaccio dell'Emisfero sud è rimasta praticamente invariata per oltre trenta anni.
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 Così, forse, quando  il “gospelIpcc rilascerà il suo quinto rapporto di valutazione, previsto per il 2014, gli autori che contribuiranno a stilarlo, potrebbero considerare con attenzione i risultati del Norwegian Polar Institute, per il calcolo del tasso reale di aumento del livello dei mari ( slr ) negli ultimi 150 anni e la resistenza globale del ghiaccio antartico, prima di formulare la loro prossima condanna profetica, imbevuta di forzature e allarmismo.

E si spera che non dimentichino un fatto innegabile: L’emisfero australe, per tutta l'estate 2008-2009 ha ospitato gli stessi ghiacci antartici degli ultimi 30 anni.

Se queste persone fossero animate da preoccupazioni esclusivamente scientifiche, non ci sarebbe alcun dubbio che dovrebbero fare proprio questo.

Cordiali saluti

Luciano Serangeli
 

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