Analisi Stratosfera
STRATOSFERA STRATOSFERICA! NAM a -3.4, WARMING continui, forse un altro SPLIT a fine mese. Unico dubbio la WAVE 2
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- Pubblicato 11 Gennaio 2013
- Scritto da Luciano Serangeli
Di certo c'è che buttandosi a capofitto in un traffico estremamente caotico e convulso con un motorino, si rischia con altissima probabilità di essere investiti.
Questa è allegoricamente la situazione alla quale è esposto anche il bacino del Mediterraneo di fronte alla destabilizatissima e disordinata situazione del Vortice Polare Stratosferico, che dopo l'imponentissima recente scaldata, continuerà a essere disturbato termicamente da ripetute scaldate seppur di natura minore e transitoria, le quali contribuiranno a complicare ulteriormente anche la sua struttura barica e quindi il suo ricompattamento.
Per l'ultima decade di gennaio viene inoltre vista la possibilità, anche se ancora tutta da monitorare, di un nuovo split del VPS stesso, a una distanza temporale di circa dieci giorni da quello già in procinto di verificarsi in queste ore.
Unico grosso dubbio, da più parti giustamente evocato, è quello legato all'azione della Wave 2 atlantica, che stenta ad apparire con una decente forza strutturale nelle carte modellistiche stratosferiche.
Non è infatti sfuggito a nessuno che tutto il lavoro sporco verrà fatto dalla Wave 1 pacifica, che inizialmente determinerà un deplacements ( spostamento ) del VPS e successivamente lo splitterà in due lobi distinti.
Le dinamiche troposferiche atlantiche non sembrano infatti in grado di disturbare con sufficiente forza dal basso le sorti della sovrastante Stratosfera, risultando fiaccamente invasive.
Ovvio che in Troposfera una tale mancanza comporterebbe un flusso atlantico occidentale mite e la mancanza di irruzioni fredde a componente artico-marittima o artico-continentale, rese possibili dall'anticiclone di blocco atlantico, che costringe il flusso mite oceanico ad aggirare il suo promontorio settentrionale in area polare e ridiscendere sul lato orientale di tale anticiclone, portando con sè le gelide correnti artiche.
Non c'è comunque da fasciarsi inutilmente la testa con largo anticipo, considerando che per quanto questo affascinante fenomeno sia ampiamente indagato specialmente negli ultimi anni, sono gli stessi scienziati ad affermare di non aver ancora ben compreso il suo meccanismo e come individuare l'esatta collocazione delle successive ripercussioni meteo-climatiche in Troposfera.
E per quanto ci sia chi indebitamente si affanni ad affermare il contrario, non gli va dato credito.
Il principale equivoco in cui si incorre frequentemente è quello di voler dare una valenza da copia-incolla a quello si vede accadere giornalmente alla quota di riferimento dei 10 hPa in Stratosfera e quello che successivamente accadrà in Troposfera.
Difatti mentre in Stratosfera la circolazione atmosferica è libera da forzanti quali rilievi orografici, oceani e continenti, la cosa in Troposfera è diametralmente opposta.
Le forzanti atmosferiche in Troposfera sono molteplici, senza contare che durante la fase di ridiscesa al suolo delle configurazioni termico-bariche determinate dallo Stratwarming, la Troposfera vive di una sua propria circolazione, che si presenterà come una sorta di barriera-dogana d'ingresso alle dinamiche stratosferiche provenienti dall'alto.
Non va mai dimentico che è infatti la Troposfera in fase iniziale a orchestrare le forzanti terrestri che penetrano nello strato superiore dell'atmosfera destabilizzano la normale configurazione della Stratosfera. Cosa questa che continuerà a fare sia durante l'intera fase dell'evento che nella sua parte finale.
In definitiva sarà comunque la Troposfera, con la sua propria configurazione a decidere come ricevere le forzanti provenienti dall'alto, derivanti dal nuovo assetto della Stratosfera e quindi "allegoricamente" a decidere di farle entrare dalla porta principale, da porte secondarie o da quelle dello scantinato.
Ulteriormente chiarito questo concetto, ben si comprende quanto sia difficile stabilire con esattezza in base a eventi fotografati molto in anticipo in medio-alta Stratosfera, le ripercussioni temporalmente successive che si materializzeranno al suolo.
Altra faccenda che non va mai data per scontata è quella relativa ai tempi di propagazione della anomalie barico-termiche e circolatorie dalla Stratosfera alla Troposfera.
Se in letteratura siamo abituati a leggere da più parti il termine di 7-10 giorni dalla data del raggiungimento della massima scaldata alla 10 hPa, è vero che da parte di molti esperti della materia, su pubblicazioni, blog, siti e forum, il termine viene prolungato a 15 giorni. Troviamo poi autorevoli pubblicazioni scientifiche universitarie che parlano di inversione dei venti stratosferici a distanza di 10 giorni dall'apice della scaldata che raggiunge il suo massimo nei 10 giorni precedenti ( in totale 20 giorni ) e infine altri insigni esperti come quelli del Metoffice che parlano di alcune settimane di tempo necessarie al compimento dell'evento.
A chi dare credito in maniera assoluta?
L'unico metodo per stabilire gli effettivi risultati al suolo di ciò che avviene in un determinato momento in Stratosfera è quello di armarsi di santa pazienza e monitorare giorno per giorno le varie quote stratosferiche, con particolare attenzione per un verso a ciò che accade alla quota di riferimento di 10 hPa e per un altro alla configurazione giornaliera della quota di confine tra Stratosfera e Troposfera a 100 hPa, senza dimenticare di controllare le principali proiezioni modellistiche troposferiche dei vari centri di calcolo mondiale.
Un lavoro quindi tutt'altro che facile e dalle conclusioni intuitive scontate.
Quello che invece è dato ipotizzare come specificato nell'introduzione di questo articolo, è quanto segue:
Da un fenomeno di rilevanti proporzioni come quello attuale, sia dal punto di vista dell'estensione che da quello temporale, è assai difficile pensare che nel prolungato caos atmosferico che è in grado di generare, non si materializzino pesanti conseguenze di tipo atmosferico, che di volta in volta vadano a interessare la maggior parte dell'intero emisfero settentrionale.
Chiuso questo discorso andiamo a vedere insieme con l'ausilio di mappe di diversa tipologia, mirate al medio, al lungo e al lunghissimo termine, la serie di eventi contrari che allo stato attuale vengono ipotizzati nei modelli previsionali stratosferici.
Questa la situazione termico-barica odierna in medio-alta Stratosfera alla quota di 10 hPa. Si vede chiaramente come la Wave 1 pacifica sia già profondamente insinuata nel VPS, tanto da scinderlo in due distinti lobi.
Vediamo in quest'altra diapositiva come è visto per la giornata del 14 di gennaio il massimo split del VPS.
In questa immagine il rientro dello split succitato, prefigurato per il18 gennaio 2013 con l'alta pressione stratosferica molto sbilanciata in territorio nord-atlantico.
Concentriamoci ora sulla sequenza di scaldate secondarie che si presenteranno in Stratosfera a destabilizzarne ulteriormente il Vortice Polare, cominciando dalla prossima che avrà luogo all'incirca nella giornata del 15 gennaio con localizzazione tra Siberia meridionale e kazakistan.
Seconda futura scaldata nella giornata del 17 gennaio sul Canada.
Ultima in sequenza quella ipotizzata per il 22 gennaio sempre sul Canada e in parte sugli Stati Uniti.
E per chiudere vediamo "l'ipotesi" di un secondo split del VPS per la giornata del
Con questa ultima immagine ci diamo appuntamento al prossimo aggiornamento sullo Stratwarming in atto.
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