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Analisi Stratosfera

STRATWARMING 2013: monitoraggio cronologico del SUDDEN STRATOSPHERIC WARMING e del possibile gelo in TROPOSFERA a gennaio 2013

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mw HGT comprCominciamo subito col dire che un forte e veloce fenomeno di riscaldamento alla quota di riferimento di 10 hPa in Stratosfera, non sempre è destinato a propagarsi nella sottostante Troposfera, apportando le note fenomenologie meteorologiche fredde dovute alla destabilizzazione del Vortice Polare Troposferico e il conseguente trasporto delle masse d'aria gelida che lo compongono fino alle latitudini medie temperate.

Fatta chiarezza su questo punto fondamentale, indichiamo ai lettori che i vari post di aggiornamento inerenti alla situazione che stiamo monitorando, appariranno in questo articolo in ordine ascendente, per cui la lettura degli stessi è consigliata dal fondo dell'articolo a salire verso l'alto.

Altresì, per facilitare la comprensione di quanto andremo a pubblicare di seguito è consigliabile leggere la didattica riassuntiva semplificata relativa al fenomeno dello Stratwarming, al fine di orientarsi su analisi e spiegazioni, che potrebbero altrimenti risultare di difficile comprensione per chi non è conoscitore della materia trattata.

Cliccare di seguito per la didattica riassuntiva semplificata: Stratwarming: Concetto riassuntivo

E vediamo anche fattivamente l'esempio dello Stratwarming di tipo Wave 2 che si verificò tra il 20 e il 27 gennaio 2009 e che non coinvolse con le sue gelide conseguenze il bacino del Mediterraneo, collocandole invece tra Asia centrale e America del nord.

Nella prima immagine animata l'esempio di come l'aumento dei geopotenziali alla 10 hPa in zona artica, vada a sostituire la normale zona di Bassa Pressione sull'Artico con una figura di Alta Pressione.

Nella seconda immagine animata l'esempio di come l'aumento delle temperature alla 10 hPa in zona artica, vada a dividere in due il lobo unico di aria gelida artica e a collocarla sotto forma di due lobi gelidi distinti tra Asia centrale e America del Nord.

ATTENZIONE!

CLICCARE SULLE IMMAGINI PER VISUALIZZARE L'ANIMAZIONE.

  

A seguire gli aggiornamenti della situazione.

Luciano Serangeli mpi end

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Aggiornamento 10 a cura di Luciano Serangeli ( 18-01-2013 )

Immaginate di essere in riva al mare e di tirare su un castello di sabbia. Ogni volta che l'onda di risacca raggiunge la vostra costruzione la butta giù.

Questo è ciò che accade alla Wave 2 ( anticiclone di blocco atlantico ), ogni volta che tenta di ergersi verso latitudini settentrionali e viene abbattuta dal potente Flusso Zonale Atlantico, costituito dal Getto Polare in uscita dal Nord America.

Troppo debole la struttura di sabbia per reggere all'onda di risacca, troppo debole a livello geopotenziale e termico l'attuale Wave 2 per reggere all'impetuoso impatto con un potente Flusso Zonale.

Il problema non è di natura stratosferica ma di natura troposferica.

Per quanto ci affanniamo a testimoniare la magnificenza di una storica scaldata in Stratosfera, che come conseguenza ha prodotto il repentino crollo del NAM su valori estremamente negativi, ideali per destabilizzare il Vortice Polare Troposferico e favorire POTENZIALI e micidiali MOTI RETROGRADI fino in sede mediterranea, tutto resta virtuale sulla carta delle ipotesi previsionali, se la Troposfera stessa non ha la giusta configurazione per tradurre in micidiali realtà i fortissimi condizionamenti che le offre su un piatto d'argento la Stratosfera.

Ribadiamo infatti, se ancora fosse necessario farlo, che mentre in Stratosfera le dinamiche atmosferiche, vista la notevole distanza dal suolo, si svolgono libere da ostacoli di carattere orografico, continentale e oceanico, la Troposfera plasma la sua struttura proprio su tali fattori e la modella ulteriormente in base a quelli che sono i cicli climatici indotti da fenomeni atmosferici a scala globale quali, di volta in volta o stagionalmente, l'Enso (El Niño-Southern Oscillation), la MJO (Madden–Julian oscillation), l'ITCZ (Intertropical Convergence Zone) etc.

In definitiva, ricollegandoci in maniera molto semplicistica, affinchè venga compreso anche da chi non ha dimestichezza con la meteorologia, al concetto di Coupling ( accoppiamento dinamico tra Troposfera e Stratosfera leggi qui ), la Troposfera è una realtà caotica e veloce le cui dinamiche vengono trasferite in Stratosfera, realtà assai meno caotica e dai ritmi molto più lenti, che dopo aver rimodulato tali dinamiche le restituisce alla Troposfera nelle forme e nei modi che la Troposfera stessa decide di accogliere.

Ed è proprio qui che sta il punto: " nelle forme e nei modi che la Troposfera decide di accogliere ".

E' la Troposfera a comandare entrambe le fasi di Forcing ( forzatura leggi qui ).

  • Il Forcing Troposferico, fase iniziale in cui la Troposfera trasmette le proprie dinamiche alla Stratosfera.
  • Il Forcing Stratosferico, fase finale in cui la Stratosfera "TENTA" di trasmettere le proprie dinamiche alla Troposfera.

Per cui:

Per quanto bella e lucida sia la nostra chiave ( Stratosfera ), si rivelerà inutile tentare di infilarla in una serratura che non corrisponde ( Troposfera ), come inutile sarebbe tentare di entrare in una porta girevole nel momento sbagliato.

Risultato: non si entra.

Terminiamo questo lungo discorso introduttivo e veniamo al dunque.

Come enunciato in quanto scritto finora, mentre le potenti dinamiche di disturbo stratosferico in atto ci stanno consegnando una serie di impressionanti dati da record al riguardo, la Troposfera non ha certo interrotto la sua normale vita evolutiva e di conseguenza esistono allo stato attuale configurazioni atmosferiche proprie, determinate come abbiamo appena letto da una molteplicità di fattori interni alla stessa porzione dell'atmosfera.

L'assenza più evidente, come già detto più volte, riguarda quella di una Wave 2 discretamente organizzata sia in senso geopotenziale che in senso termico.

Nonostante il potenziale carico di gelo che la Stratosfera potrebbe consegnare alla Troposfera, grazie a un Vortice Polare disturbatissimo e frazionato in più parti, idoneo a riversarsi alle medie latitudini apportando fasi di intenso maltempo di stampo invernale, la latitanza dell'anticiclone di blocco oceanico consente che il forte Getto Polare in uscita dal Nord America non trovi un ostacolo idoneo a indirizzare il getto stesso verso le alte latitudini, per poi farlo ripiombare gelido sul comparto europeo occidentale.

D'altronde le intense scaldate presenti sia in Stratosfera che in Troposfera sul comparto aleutinico e canadese, o come nel caso attuale sul Polo Nord, sono in grado in Troposfera tramite la forte spinta propulsiva del bordo orientale dell'anticiclone che ne scaturisce, di imprimere una intensa vorticità alla contigua profonda depressione nord americana dalla quale il Getto Polare scaturisce, imprimendo forte progressione al flusso zonale.

Se alla succitata forte progressione non si oppone in Atlantico una figura di blocco coriacea e resistente, lo stesso flusso riesce sistematicamente ad abbattere il promontorio settentrionale del Blocking, lasciando la porta aperta verso l'Europa a correnti occidentali mitigate dall'oceano.

L'attuale debolezza della Wave 2 è piuttosto complessa da indagare se si considera che di questi tempi il Getto Polare, legato principalmente al Vortice Canadese ( il più meridionale dei due vortici principali generati dal Vortice Polare leggi qui) è in grado con la sua opera di pescaggio in acque subtropicali assai miti, legata alla parte meridionale della sua ondulazione ciclonica, di alimentare con sufficiente energia termica calda la base dell'Anticiclone delle Azzorre e indirizzare le correnti calde in senso meridiano dai Tropici verso il Polo.

Basta guardare l'immagine sottostante per rendersi conto dell'intensità dei venti di provenienza meridionale a 500 hPa, che dalle latitudini tropicali e subtropicali scorrono intensi verso le latitudini subpolari e alimentano con la loro energia termica calda il confinante Anticiclone delle Azzorre.

vortice canadese 18 gen 2013

Eppure nonostante deboli e reiterate fasi positive del PNA ( Pacific North American ), favorevoli ad un aggancio in area polare tra l'Anticiclone delle Azzorre e l'Anticiclone Nord Atlantico, utile al fine di bloccare il mite flusso zonale atlantico e deviarlo alle latitudini artiche per poi farlo ridiscendere gelido in territorio europeo, tale prospettiva viene sempre vanificata dal cedimento dell'anticiclone di blocco stesso.

A poco valgono sinora le prospettive di speranza in tal senso alimentate dalle future proiezioni della MJO in fase 7, idonea ad alimentare gli scambi termici meridiani tra Equatore e Polo e favorire anomalie di geopotenziali a 500 hPa in sede artica. Finora non c'è traccia in Troposfera di tali dinamiche. Ci sarà quindi da aspettare per monitorare l'evoluzione o meno verso tali prospettive .

Differente invece il discorso relativo all'effettiva discesa in Troposfera del picco di warming verificatosi in Stratosfera, risalente ormai al 6 di gennaio scorso.

Le proiezioni termiche alla 70 e alla 100 hPa ne danno sempre maggiore testimonianza, anche se ancora lontane dal loro effettivo arrivo al suolo.

Ma vediamole insieme.

Nella mappa sottostante la situazione termica alla quota di 70 hPa, prevista per la giornata del 22 gennaio 2013.

gfs t70 nh f96 22 gen 2013

In questa seconda mappa vediamo la sua intensificazione per la giornata del 28 di gennaio.

gfs t70 nh f96 28 gen 2013

Passiamo ora a vedere la mappa relativa alla situazione termica alla quota di 100 hPa, prevista per la giornata del 23 gennaio 2013.

gfs t100 nh f96 23 gen 2013

In questa seconda mappa vediamo l'intensificazione della scaldata alla 100 hPa prevista per la giornata del 28 di gennaio.

gfs t100 nh f96 28 gen 2013

Quindi riassumendo i concetti espressi in questo articolo, bisognerà vedere come la Troposfera si disporrà configurativamente a ricevere i potenziali disturbi al suo Vortice Polare, determinabili dall'attuale criticità delle condizioni della Stratosfera e in secondo luogo, se le dinamiche interne alla Troposfera saranno in grado di organizzare una Wave 2 sufficientemente strutturata per contrastare l'attuale prevalenza di flusso atmosferico zonale e capace di traghettare nel restante periodo invernale impulsi freddi di natura artica sul nostro Mediterraneo.

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Aggiornamento 09 a cura di Luciano Serangeli ( 14-01-2013 )

Sebbene nei prossimi giorni l'Europa centro settentrionale e in parte di quella mediterranea saranno interessati da fenomeni di stampo prettamente invernale, le dinamiche del recente riscaldamento ( warming ) in Stratosfera, vedranno concentrare i primi principali effetti al suolo di tale evento, nella loro accezione più gelida, tra Siberia, Canada centro orientale e Stati Uniti di nord-est.

Lo testimoniano con sufficiente chiarezza e affidabilità le carte geopotenziali della quota 100 hPa della Stratosfera, zona atmosferica di confine tra Stratosfera stessa e Troposfera.

L'affidabilità delle proiezioni a lungo termine delle configurazioni bariche di questa quota stratosferica è particolarmente rilevante nei mesi che vanno da ottobre ad aprile, per poter dare un'occhiata al lungo termine della sottostante Troposfera.

Ad esse fanno riferimento anche molti previsori ufficiali per tentare di bypassare la nota inaffidabilità delle proiezioni a lungo termine elaborate dai modelli globali troposferici.

Ma veniamo al punto.

La mancanza evidente di un'incisiva azione di disturbo al flusso zonale ( occidentale ) atlantico da parte di una sempre debole Wave 2 ( onda altopressoria in Atlantico ), inadatta a frenare le correnti oceaniche e a indirizzarle verso latitudini polari per poi farle ridiscendere gelide sul comparto europeo, allo stato attuale vanifica in Troposfera il recentissimo grande warming stratosferico ( Sudden Stratospheric Warming - SSW ), che è stato in grado di portare i valori del NAM alla ragguardevole soglia di -3.7.

D'altronde identica debolezza di azione si era manifestata in Stratosfera, sempre ad opera della Wave 2, nelle dinamiche evolutive dello Stratwarming di tipo Major, il che stendeva già allora una forte ombra di dubbio su quale potrebbe essere stata l'effettiva localizzazione geografica del CORE ( nucleo ) dei gelidi lobi del Vortice Polare Troposferico ( VPT) dopo che all'iniziale spostamento ( deplacement ) sarebbe seguito il suo SPLIT ( scissione ) in diversi nuclei.

Le carte odierne dei geopotenziali alla 100 hPa, rendono l'immagine di quanto appena dichiarato, mostrando una brevissima e non completa incisività della Wave 2 nei prossimi giorni, alla quale seguirà un suo riassorbimento, che aprirà la strada a correnti zonali più miti di origine atlantica.

Ma vediamole insieme le mappe della quota di 100 hPa in Stratosfera, riferite ad oggi 14 gennaio, al 17 e al 24 di gennaio 2013, tenendo sempre ben presente che un certo grado di scostamento rispetto alla reale situazione barica della sottostante Troposfera va tenuto in conto.

Non dimenticando mai inoltre, che fattori atmosferici interni alla Troposfera, possono di giorno in giorno allontanare la reale situazione configurativa della Troposfera stessa dalla visione che ne danno le mappe stratosferiche alla quota di 100 hPa, in special modo nelle proiezioni a lungo termine.

14 gennaio 2013.

100-hPa-14-gen-2013

17 gennaio 2013.

100-hPa-17-gen-2013

24 gennaio 2013.

100-hPa-24-gen-2013

Da questo momento in poi e considerando che siamo solo all'inizio dello stravolgimento delle dinamiche troposferiche apportate dal recente Stratwarming e che potrebbero in linea teorica protrarsi anche per un bimestre, senza trascurare di tenere nel giusto conto il monitoraggio della 10 hPa, sarà utile concentrarsi quotidianamente con maggiore determinazione su quello della 100 hPa, per verificare con puntualità a cosa stiamo andando incontro nel prosieugo dell'attuale stagione invernale.

Nessuno quindi si fasci immediatamente la testa per la perdita di un'ipotetica ultima occasione di gelidi eventi atmosferici, che ancora per molto tempo rimarranno un'opzione che si potrà presentare non inaspetatta e in tutta la sua imponente potenza.

Luciano Serangeli mpi end

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Aggiornamento 08 a cura di Luciano Serangeli ( 11-01-2013 )

gfs nam 7 gen 2013 -3.4Di certo c'è che buttandosi a capofitto in un traffico estremamente caotico e convulso con un motorino, si rischia con altissima probabilità di essere investiti.

Questa è allegoricamente la situazione alla quale è esposto anche il bacino del Mediterraneo di fronte alla destabilizatissima e disordinata situazione del Vortice Polare Stratosferico, che dopo l'imponentissima recente scaldata, continuerà a essere disturbato termicamente da ripetute scaldate seppur di natura minore e transitoria, le quali contribuiranno a complicare ulteriormente anche la sua struttura barica e quindi il suo ricompattamento.

Per l'ultima decade di gennaio viene inoltre vista la possibilità, anche se ancora tutta da monitorare, di un nuovo split del VPS stesso, a una distanza temporale di circa dieci giorni da quello già in procinto di verificarsi in queste ore.

Unico grosso dubbio, da più parti giustamente evocato, è quello legato all'azione della Wave 2 atlantica, che stenta ad apparire con una decente forza strutturale nelle carte modellistiche stratosferiche.

Non è infatti sfuggito a nessuno che tutto il lavoro sporco verrà fatto dalla Wave 1 pacifica, che inizialmente determinerà un deplacements ( spostamento ) del VPS e successivamente lo splitterà in due lobi distinti.

Le dinamiche troposferiche atlantiche non sembrano infatti in grado di disturbare con sufficiente forza dal basso le sorti della sovrastante Stratosfera, risultando fiaccamente invasive.

Ovvio che in Troposfera una tale mancanza comporterebbe un flusso atlantico occidentale mite e la mancanza di irruzioni fredde a componente artico-marittima o artico-continentale, rese possibili dall'anticiclone di blocco atlantico, che costringe il flusso mite oceanico ad aggirare il suo promontorio settentrionale in area polare e ridiscendere sul lato orientale di tale anticiclone, portando con sè le gelide correnti artiche.

Non c'è comunque da fasciarsi inutilmente la testa con largo anticipo, considerando che per quanto questo affascinante fenomeno sia ampiamente indagato specialmente negli ultimi anni, sono gli stessi scienziati ad affermare di non aver ancora ben compreso il suo meccanismo e come individuare l'esatta collocazione delle successive ripercussioni meteo-climatiche in Troposfera.

E per quanto ci sia chi indebitamente si affanni ad affermare il contrario, non gli va dato credito.

Il principale equivoco in cui si incorre frequentemente è quello di voler dare una valenza da copia-incolla a quello si vede accadere giornalmente alla quota di riferimento dei 10 hPa in Stratosfera e quello che successivamente accadrà in Troposfera.

Difatti mentre in Stratosfera la circolazione atmosferica è libera da forzanti quali rilievi orografici, oceani e continenti, la cosa in Troposfera è diametralmente opposta.

Le forzanti atmosferiche in Troposfera sono molteplici, senza contare che durante la fase di ridiscesa al suolo delle configurazioni termico-bariche determinate dallo Stratwarming, la Troposfera vive di una sua propria circolazione, che si presenterà come una sorta di barriera-dogana d'ingresso alle dinamiche stratosferiche provenienti dall'alto.

Non va mai dimentico che è infatti la Troposfera in fase iniziale a orchestrare le forzanti terrestri che penetrano nello strato superiore dell'atmosfera destabilizzano la normale configurazione della Stratosfera. Cosa questa che continuerà a fare sia durante l'intera fase dell'evento che nella sua parte finale.

In definitiva sarà comunque la Troposfera, con la sua propria configurazione a decidere come ricevere le forzanti provenienti dall'alto, derivanti dal nuovo assetto della Stratosfera e quindi "allegoricamente" a decidere di farle entrare dalla porta principale, da porte secondarie o da quelle dello scantinato.

Ulteriormente chiarito questo concetto, ben si comprende quanto sia difficile stabilire con esattezza in base a eventi fotografati molto in anticipo in medio-alta Stratosfera, le ripercussioni temporalmente successive che si materializzeranno al suolo.

Altra faccenda che non va mai data per scontata è quella relativa ai tempi di propagazione della anomalie barico-termiche e circolatorie dalla Stratosfera alla Troposfera.

Se in letteratura siamo abituati a leggere da più parti il termine di 7-10 giorni dalla data del raggiungimento della massima scaldata alla 10 hPa, è vero che da parte di molti esperti della materia, su pubblicazioni, blog, siti e forum, il termine viene prolungato a 15 giorni. Troviamo poi autorevoli pubblicazioni scientifiche universitarie che parlano di inversione dei venti stratosferici a distanza di 10 giorni dall'apice della scaldata che raggiunge il suo massimo nei 10 giorni precedenti ( in totale 20 giorni ) e infine altri insigni esperti come quelli del Metoffice che parlano di alcune settimane di tempo necessarie al compimento dell'evento.

A chi dare credito in maniera assoluta?

L'unico metodo per stabilire gli effettivi risultati al suolo di ciò che avviene in un determinato momento in Stratosfera è quello di armarsi di santa pazienza e monitorare giorno per giorno le varie quote stratosferiche, con particolare attenzione per un verso a ciò che accade alla quota di riferimento di 10 hPa e per un altro alla configurazione giornaliera della quota di confine tra Stratosfera e Troposfera a 100 hPa, senza dimenticare di controllare le principali proiezioni modellistiche troposferiche dei vari centri di calcolo mondiale.

Un lavoro quindi tutt'altro che facile e dalle conclusioni intuitive scontate.

Quello che invece è dato ipotizzare come specificato nell'introduzione di questo articolo, è quanto segue:

Da un fenomeno di rilevanti proporzioni come quello attuale, sia dal punto di vista dell'estensione che da quello temporale, è assai difficile pensare che nel prolungato caos atmosferico che è in grado di generare, non si materializzino pesanti conseguenze di tipo atmosferico, che di volta in volta vadano a interessare la maggior parte dell'intero emisfero settentrionale.

Chiuso questo discorso andiamo a vedere insieme con l'ausilio di mappe di diversa tipologia, mirate al medio, al lungo e al lunghissimo termine, la serie di eventi contrari che allo stato attuale vengono ipotizzati nei modelli previsionali stratosferici.

Questa la situazione termico-barica odierna in medio-alta Stratosfera alla quota di 10 hPa. Si vede chiaramente come la Wave 1 pacifica sia già profondamente insinuata nel VPS, tanto da scinderlo in due distinti lobi.

Split temp e geo 11 01 2013 VPS 10 hpa

Vediamo in quest'altra diapositiva come è visto per la giornata del 14 di gennaio il massimo split del VPS.

Split temp e geo 14 01 2013 VPS 10 hpa

In questa immagine il rientro dello split succitato, prefigurato per il18 gennaio 2013 con l'alta pressione stratosferica molto sbilanciata in territorio nord-atlantico.

fine split temp e geo 18 01 2013 VPS 10 hpa

Concentriamoci ora sulla sequenza di scaldate secondarie che si presenteranno in Stratosfera a destabilizzarne ulteriormente il Vortice Polare, cominciando dalla prossima che avrà luogo all'incirca nella giornata del 15 gennaio con localizzazione tra Siberia meridionale e kazakistan.

scaldata siberia sud VPS 15 01 2013

Seconda futura scaldata nella giornata del 17 gennaio sul Canada.

scaldata canada VPS 17 01 2013

Ultima in sequenza quella ipotizzata per il 22 gennaio sempre sul Canada e in parte sugli Stati Uniti.

scaldata canada usa VPS 22 01 2013

E per chiudere vediamo "l'ipotesi" di un secondo split del VPS per la giornata del

split VPS 23 01 2013

Con questa ultima immagine ci diamo appuntamento al prossimo aggiornamento sullo Stratwarming in atto.

Luciano Serangeli mpi end

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Aggiornamento 07 a cura di Rinaldo Cilli ( 10-01-2013 )

gfs t10 nh f24Uno degli aspetti sicuramente più importanti di questo periodo è il forte riscaldamento stratosferico verificatori nei territorio polari tra la fine del mese e i primi giorni di Gennaio. Dopo il displacement (spostamento) della struttura depressionaria a cuore gelido, sta ora per materializzarsi il tanto atteso split, che porterà ad una divisione del Vortice Polare Stratosferico in due grandi lobi.

Come ampiamente descritto nella nostra recente analisi (clicca QUI per i dettagli) la situazione stratosferica che da giorni si va delineando si sta facendo ora particolarmente interessante. Nella giornata di domani dovrebbe materializzarsi il tanto atteso split del VPS (Vortice Polare Stratosferico), che ne causerà la scissione in due grandi gfs z10 nh f24lobi, uno in isolamento sull'America settentrionale, l'altro in area euro-asiatica.

E' bene tuttavia rammentare inoltre come l'indice NAM (North Anular Mode) abbia già varcato la soglia di -3 ed il che causerà un sensibile disturbo al VPS, con condizionamento di circa 60 giorni. Fattore questo molto importante affinchè l'Europa venga interessata da ondate di gelo anche di una certa rilevanza.

C'è tuttavia da dire come al momento la situazione si stia presentando particolarmente confusa; i modelli stanno da alcuni giorni trovando particolari difficoltà a riguardo di questa intrigata situazione tropo-stratosferica indotta dall'intenso MMW (Major Midwenter Warming) tanto menzionato nell'ultimo periodo.

In particolare trovano particolari difficoltà nell'individuare la propagazione del forte riscaldamento stratosferico alle nam attualequote più basse, fino in Troposfera, l'area che maggiormente ci interessa per le ragioni meteo-climatiche riguardanti il Continente europeo. Tempi che solitamente variano dai 7 ai 10 giorni, ma che a volte tendono a prolungarsi ulteriormente in dinamiche specifiche che avvengono in Stratosfera.

Ebbene, le incertezze modellistiche dipendono proprio da questa situazione; restano ancora incerti i tempi in cui lo split del VPS vada a propagarsi nei piani inferiori dell'atmosfera, gettando cioè le basi per potenziali configurazioni super invernali per quanto concerne l'Europa e il Mediterraneo.

L'unica arma quindi è l'attesa, sempre che la propagazione stratosfera-troposfera si verifichi (è capitato infatti che ciò non sempre avviene regolarmente). E' vero, i modelli in questi giorni non stanno fornendo indicazioni specifiche a riguardo e le emissioni spesso ci lasciano assai perplessi.

L'azione della Wave 1 ha favorito lo split del Vortice Polare ed al momento sembra l'unica che possa realmente disturbare la tenuta del VP in area troposferica. Più spenta l'azione della WAVE 2 (anticiclone delle Azzorre), anche se alcune corse modellistiche la vedono in progressivo rinforzo nel corso dei prossimi giorni (in special modo le carte ensemble del modello ECMF).mjo

A dir la verità ci attendiamo che l'anticiclone di blocco oceanico tenda a divenire via via più forte per il passaggio della MJO (Madden Julian Oscillation) dalla fase 5 alla fase 6 che, tramite distribuzione del calore latente generato dalla forte attività convettiva in area indonesiana, potrebbe esaltare i forcing anticiclonici in sede troposferica (sia quello Pacifico, sia quello Atlantico).

Effettivamente i dubbi modellistici sono proprio legati a questo fattore: l'azione di blocco operato dall'anticiclone azzorriano. Quando la MJO traslerà verso est (passando dunque alla fase 6), dovrebbe verificarsi un maggior incremento caldo alla base dell'anticiclone stesso, con conseguente situazioni di forcing troposferico alle latitudini più settentrionali. Il blocco che serve per spingere il gelo verso sud? Staremo a vedere.

La situazione si sta dunque "ingarbugliando" e ciò che fino a qualche giorno fa sembrava scontato inizia ora a divenire maggiormente complesso. Vediamo intanto come reagirà la Troposfera alla propagazione dello split stratosferico (se ci sarà ovviamente comunicazione), poi andremo ad analizzare le altre dinamiche.

Detto questo (e ci tengo a ribadirlo) non credo che gli effetti di questo MMW non si vadano a propagare ai piani più bassi dell'atmosfera, men che meno in virtù del fatto che la struttura polare verrà condizionata anche dal NAM ormai abbondantemente sceso sotto i -3. L'idea è ancora quella delle ripercussioni gelide invernali su gran parte dell'Europa, ma forse potrebbe volerci più tempo del previsto...

Rinaldo Cilli, Meteo Portale Italia


Aggiornamento 06 a cura di Rinaldo Cilli ( 07-01-2013 )

Siamo ormai giunti nella fase culminante del forte riscaldamento stratosferico compiutosi nei giorni scorsi in area siberiana. Riscaldamento che si è poi esteso progressivamente verso i territori polari, andando a disturbare la tenuta del Vortice Polare Stratosferico e costringendone lo spostamento dalla propria sede naturale (displacement).

Ora, prima di approfondire la dinamica evolutiva e successivi, probabili risvolti, è bene innanzitutto fare una dovuta precisazione. Nel corso dei prossimi giorni l'Europa orientale e probabilmente anche parte di quella centrale, vivranno un'intensa fase di freddo invernale dovuta all'arrivo di un nucleo gelido dalla Russia con moto retrogrado verso occidente.

Con elevate probabilità il nostro Paese non risentirà della fase più acuta del freddo e, solo parzialmente, i venti settentrionali penetreranno in sede mediterranea richiamate dall'azione di taluni vortici depressionari. E' bene rammentare infatti che entro il week-end l'Italia verrà raggiunta da alcuni sistemi perturbati nord-atlantici, accompagnati da aria più fresca che farà abbassare di diversi gradi le temperature.

Ci teniamo tuttavia a ribadire che le configurazioni bariche che osserveremo predisporsi nei prossimi giorni sul situazione attule 10 hpacomparto euro-mediterraneo saranno assolutamente attribuibili a dinamiche puramente troposferiche, che poco hanno a che vedere con l'attuale, forte riscaldamento in sede stratosferica.

Semplicemente per un motivo; i tempi di propagazione tra la stratosfera e la troposfera sono solitamente variabili tra i sette e i dieci giorni, con i tempi che si riducono se difronte abbiamo un riscaldamento stratosferico forte ed imponente. Pertanto la fase fredda dei prossimi giorni NON risulterà collegata al forte Stratwarming che ormai ha raggiunto il suo apice nei territori polari.

temperatura 10 hpa polo nordFatta questa premessa torniamo ad occuparci ora della situazione relativa, per l'appunto, all'intenso warming stratosferico ormai in procinto di "spaccare" in due il VPS (Vortice Polare Stratosferico).

Dopo il displacement (intervenuto in questi giorni a seguito del forte riscaldamento), seguirà il successivo e tanto atteso Split (scissione, divisione) della struttura polare in due grandi lobi, uno destinato al nord-America, l'altro in graduale e progressivo isolamento verso l'area euro-asiatica.

Tale dinamica farà sì che la grande e vasta struttura depressionaria a cuore gelido, quale appunto il Vortice Polare, venga sostituita da una solida ed estesa area anticiclonica formatasi in tali zone a seguito del warming stratosferico ormai ben strutturato nei piani più alti dell'atmosfera.

Quanto descritto quindi può essere anche interpretato come una didattica dell'evoluzione stratosferica a seguito di un riscaldamento che tende poi a propagarsi in direzione dei territori polari. Ma torniamo ad occuparci della split del VPS 9 gennaiosituazione attuale e futura per quanto concerne l'Emisfero settentrionale.

Abbiamo già ribadito nelle righe precedenti che entro la giornata di mercoledì assisteremo al tanto menzionato split del Vortice Polare Statoferico, che ne determinerà una divisione in due grandi lobi, uno dei quali andrà a posizionarsi nel nord America, l'altro in area euro-asiatica.

Dalla cartina situata a destra si evince tuttavia molto chiaramente come tale split sia attribuibile soprattutto all'azione della wave 1 (anticiclone delle Aleutine), che con la sua spinta verso nord genererà la succitata divisione del VPS.

Siamo dunque nella fase iniziale di quella che con il passare dei giorni diverrà una delle dinamiche più importanti, probabilmente, dell'intera stagione invernale. La continua spinta dell'anticiclone delle Aleutine favorirà, entro il 12-13 di Gennaio, la formazione di una vasta area anticiclonica in sede polare, con ulteriore approfondimento di anomalie termiche fortemente positive.

situazione 13 gennaio hp polareQui torniamo dunque al discorso dei tempi di propagazione già menzionato in apertura editoriale. La dinamica stratosferica appena descritta, al momento, non trova riscontri alle quote più basse dell'atmosfera, quindi in area troposferica.

Il perchè è piuttosto semplice; essendo di circa 7-10 giorni il tempo in cui dovrebbe materializzarsi tale propagazione, riteniamo assai plausibile che intorno al 20/22 di Gennaio inizieremo a scrutare il cambiamento configurativo in Troposfera, con disposizione di gelidi scenari sul territorio europeo.

Inutile quindi soffermarci sulle attuali dinamiche evolutive dei modelli previsionali, perchè difronte ad una tale situazione di estrema confusione si fa davvero fatica ad inquadrare degli scenari. Riteniamo piuttosto plausibile che non appena verrà fatta un pò di chiarezza le mappe modellistiche cambieranno radicalmente e senza ulteriori indugi potrebbero davvero virare verso il grande freddo.

Ma ripeto, inutile fasciarsi la testa prima di rompersela, diamo il tempo alle dinamiche stratosferiche di intervenire anche in Troposfera, poi probabilmente bisognerà abituarci ad osservare tutt'altro tipo di scenari, perchè un riscaldamento così intenso in Stratosferca certamente non passerà e non potrà passare inosservato.

Rinaldo Cilli, Meteo Portale Italia


Aggiornamento 05 a cura di Luciano Serangeli ( 05-01-2013 )

major-o-minor-sswPremetto che quanto contenuto in questo breve articolo non costituisce una PREVISIONE, bensì una SERIE DI CONSIDERAZIONI, basate sui PUNTI DI RIFERIMENTO PRIMARI che un evento di riscaldamento stratosferico deve rispettare affinchè possa essere classificato come evento di tipo MAJOR.

D'altronde maestri dello studio della Stratosfera del calibro di Mark Baldwin, Timothy Dunkerton ed altri, hanno consegnato al mondo scientifico illuminanti certezze al riguardo, ma molti aspetti di questa materia sono tuttora allo stato embrionale o comunque non ancora interpretabili.

Poter quindi asserire con certezza che un evento sarà o meno etichettabile come tale, vorrebbe dire aver risolto tutti i dubbi e i misteri che ancora permangono al riguardo di tale affascinante evento atmosferico, senza tenere conto che, come noto, la valutazione e la classificazione incontrovertibile dello stesso avviene solo a fenomeno terminato, potendo avvalersi di tutte le misurazioni reali di quanto atmosfericamente avvenuto nel suo svolgersi.

Ma veniamo al dunque.

Quali caratteristiche deve avere un Major Sudden Stratospheric Warming?

- Un forte riscaldamento stratosferico, qualora contemporaneamente determinasse un'inversione del gradiente termico tra polo e 60 gradi nord, l'inversione di moto dei venti stratosferici che da zonali divengono orientali o in assenza di tali fattori un valore di NAM inferiore a -3, può essere annoverato come Major Sudden Stratospheric Warming.-

Ebbene, proprio in base a a quanto premesso e osservando le attuali proiezioni modellistiche sia da parte di GFS che ECMWF, provo a ipotizzare che:

1) L'inversione totale dei venti stratosferici non sembra doversi verificare, in quanto nel momento in cui risulterà fortemente attiva la wave 1 ( Aleutine ) non lo sarà o lo sarà scarsamente la wave 2 ( Azzorre ) e quando risulterà attiva la wave 2 ( Azzorre) non lo sarà o lo sarà scarsamente la wave 1 ( Aleutine ).

2) Il gradiente termico tra Polo Stratosferico e 60 gradi nord risulterà invertito inizialmente sul lato atlantico ( Europa ) e successivamente su quello pacifico ( Canada orientale - Alaska ), ma non risulterà mai invertito totalmente in senso anulare e cioè per l'intero perimetro del Polo Stratosferico.

A causa di questi due fattori contrari la "scaldata stratosferica" sembra poter rientrare più in fretta del previsto, mentre allo stesso tempo dalle ultime proiezioni modellistiche non sembrano più doversi verificare nuovi e ravvicinati warming importanti, come invece prospettato nei run dei gironi scorsi.

Va detto infatti che, l'attivazione di tali nuovi warming, durante la fase attiva di quelli precedenti, è indispensabile al fine di destabilizzare in maniera prolungata, sia termicamente che baricamente il VPS ( Vortice Polare Stratosferico ) e conferire quindi all'evento la caratteristica di Major Warming.

In caso contrario un veloce rientro alla normalità della struttura del Vortice Polare Stratosferico e una limitata estensione temporale dell'anomalia positiva termica, portano lo stesso ad avere le caratteristiche di Warming di tipo Minor e difficilmente il valore del NAM ( North Annular Mode ) può portarsi in prossimità o scendere al di sotto della soglia critica di riferimento dei -3.

La differenza dell'evento in corso rispetto a quello dello scorso anno è costituita dal fatto che la zona dell'attuale scaldata è molto più estesa e quindi potenzialmente devastante in fase iniziale.

Non rispettando però tutti i parametri attualmente noti alla scienza, potrebbe delinearsi come un Minor Warming, esattamente come lo scorso anno, quando seppur in presenza di un ragguardevole valore del NAM a -3.4, non ci fu inversione totale ne del gradiente termico ne dei venti stratosferici.

Ribadisco che questo è quanto "SEMBREREBBE" alla luce delle attuali emissioni modellistiche, ricordando però che se anche così dovesse essere, non sembra proprio che lo scorso anno in presenza di un Minor Warming sia poi andata così male nel nostro Paese per i tanti amanti del freddo e della neve.

Luciano Serangeli mpi end

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Aggiornamento 04 a cura di Luca De Feo ( 04-01-2013 )

Il-torrente-Cellina-nella-morsa-del-gelo-Parco-Naturale-Dolomiti-Friulane-foto-Luciano-GaudenzioNelle ultime emissioni modellistiche si sta facendo sempre più largo una possibile pesante ondata di gelo per l'Europa con un probabile coinvolgimento più o meno diretto anche del nostro paese. Dinamica figlia del pesante riscaldamento in atto in Stratosfera e che potrebbe essere seguito da altro minori.

Soprattutto GFS continua a mostrare davvero carte impressionanti con warming a ripetizione e VPS inesistente fino a data da destinarsi.

Il modello americano infatti all'altezza di 10 hpa vede un warming davvero notevole :

gfs t10 nh f168 

E anche in seguito il Vortice Polare non sarebbe in grado di ricomporsi , con una continua formazione di alte pressioni sul polo. gfsnh-10-276

Rispetto ad alcuni giorni , oggi pare che questo forte Stratwarming riesca forzare anche le quote inferiori, infatti anche all'altezza geopotenziale di 100 hpa (limite tra Stratosfera e Troposfera) il VP pare molto destabilizzato come vediamo in queste due cartine(la prima fecente riferimento alle temperature, la seconda ai geopotenziali) :

gfs t100 nh f144

gfs z100 nh f192

Anche ECMWF (seppur con toni meno esasperati) mostra una situazione piuttosto rilevante :

fluxes

Velocità zonali azzerate alle quote di 1,10,30 hpa e un E-P flux convergente al polo segno di pesanti flussi di calore.

Il dubbio circa el nostre sorti rimane come andrà strutturandosi il blocco atlantico facente capo alla wave 2 e la sua reale tenuta. Sarà infatti questa variabile a determinare la reale intesità e durata di un eventuale ondata di gelo proveniente dalla Russia.

Se infatti guadiamo la cartina di ECMWF relativa ai geopotenziali della wave 2 noteremo che essa non sarà troppo decisa al di sotto dei 50 hpa :

ecmwfzm ha2 f192

Anche se comunque la sua forza potrebbe aumentare gradualmente :

waves

Se la tenuta fosse sufficente allora i presupposti per una forte ondata di gelo anche sul nostro Paese si farebbero seri, presupposti peraltro già evidenti dalle ultime emissioni dei modelli troposferici. Non ci resta che attendere e monitorare con attenzione.

 Luca De Feo


Aggiornamento 03 a cura di Luciano Serangeli ( 02-01-2013 )

gfs nh tz10 web 8Ci avviciniamo a grandi passi al momento topico del principale e più possente evento della stagione invernale.

Tra il 4 e il 6 di gennaio si raggiungerà il picco della scaldata ( stratwarming ) già in atto alla quota isobarica di 10 hPa in Stratosfera. Nel giro di pochi giorni l'incremento di temperatura supererà i 50 gradi centigradi.

Fatto questo che determinerà inizialmente un forte spostamento ( displacement ) del Vortice Polare Stratosferico ( zona di bassa pressione ) fuori sede naturale, a causa della nuova potente figura anticiclonica che lo soppianterà e in seguito, dalle mappe specialistiche a nostra disposizione, porterà a una scissione ( split ) del VPT stesso in due lobi distinti.

Tale forte riscaldamento stratosferico, qualora contemporaneamente determinasse un'inversione del gradiente termico tra polo e 60 gradi nord, l'inversione di moto dei venti stratosferici che da zonali divengono orientali o in assenza di tali fattori un valore di NAM inferiore a -3, potrà essere annoverato come Major Sudden Stratospheric Warming.

Solo dopo la massima scaldata alla 10 hPA il nuovo assetto termico-barico si trasmetterà verso il basso, per giungere al suolo presumibilmente tra la metà del mese e la fine della seconda decade.

Ma diamo un'occhiata alle tre diapositive che sintetizzano quanto sinora detto, relative alle temperature e alle anomalie geopotenziali alla quota stratosferica di riferimento di 10 hPa ( circa 30 Km dal suolo ).

Oggi 02 gennaio 2013.

Scaldata già molto intensa alla 10 hPa, ma non ancora massima ed essenzialmente posizionata in ambito russo-siberiano continentale. Vortice Polare Stratosferico leggermente spostato ma ancora ampiamente in sede.

gfs nh tz10 web 1

6 gennaio 2013:

Massima estensione e intensità della scaldata alla 10 hPa. Vortice Polare Stratosferico fuori sede, posizionato principalmente tra America settentrionale ed Europa centrale ed orientale.

gfs nh tz10 web 5

9 gennaio 2013:

Scaldata alla 10 hPa ancora molto presente e split ( scissione ) del Vortice Polare Stratosferico in due lobi ben distinti, tra Nord-America centro-orientale ed Europa, con particolare interessamento della zona mediterranea.

gfs nh tz10 web 8

Anche se è di norma mantenere la giusta cautela su fenomeni atmosferici così distanti a livello temporale, la buona affidabilità nelle previsioni troposferiche a lungo termine, fornita dalla Stratosfera nel periodo invernale ai previsori, comincia a testimoniare in maniera sempre più netta l'assai probabile passaggio dall'attuale situazione meteorologica oceanico-zonale, mite ed umida, ad una cruda fase di episodi meteorologici freddi di natura retrograda, con marcate caratteristiche continentali e che da più parti, anche scientifiche, vengono indicati poter protrarsi per tutta la parte finale di gennaio e per buona parte di febbraio 2013.

Staremo a vedere, continuando a monitorare giorno per giorno l'evolvere della situazione.

Luciano Serangeli mpi end

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Aggiornamento 02 a cura di Angelo Ruggieri ( 31-12-2012 )

Rimaniamo in attesa di importanti NOVITA' dallo STRATWARMIG in atto in area Siberiana i cui effetti, stando agli ultimi aggiornamenti, potrebbero farsi sentire nei piani più bassi. Il picco del riscaldamento dovrebbe verificarsi entro i primi 5-6 giorni del nuovo mese, quindi i tempi di propagazione alle quote più basse della troposfera dovrebbero aggirarsi proprio in concomitanza della metà di Gennaio 2013.

strato

Angelo Ruggieri mpi end


Aggiornamento 01 a cura di Luca de Feo ( 28-12-2012 )

gfsnh-10-300E' davvero intrigante quello che mostrano i modelli da alcuni giorni circa l'evoluzione delle vicende stratosferiche. Interessante notare infatti come venga previsto un intenso Warming ( all'altezza geopotenziale di 10 hpa l'aumento termico rispetto alle temperature attuali potrà toccare i 70 gradi).

Attualmente la scena meteorologica è in gran parte dominata da correnti prettamente zonali e solo raramente vi sono temporanee frenate della corrente a getto che permettono il passaggio di qualche rapida onda depressionaria(la prossima attorno il 2 Gennaio).

Ma quello che potrebbe accadere in seguito a ben poco a che vedere con questa stagnante situazione. 

 Dal settore siberiano infatti prenderebbe piede un warming sempre più intenso che andrebbe prima gradulamente a provocare una "deformazione" del Vortice Polare e successivamente (ma su quest'ultimo passo vi sono ancora incertezze) una sua divisione in più lobi (split) con instaurazione di un'alta pressione polare (major midwinter warming).

Sarebbe un'ipotesi suggestiva quanto complessa e che potrebbe portare risvolti al momento difficili da inquadrare.

Andiamo ora a vedere nel dettaglio la dinamica prevista dai due principali centri di calcolo: GFS ed ECMWF.

Partiamo dall'americano :

Intorno al 5 Gennaio prevede il clou del warming con il dislocamento del VP (displacement).

gfsnh-10-192


In seguito attorno al 10 Gennaio vede la definitiva rottura del VP in due lobi con conseguenze tutte da verificare.

 gfsnh-10-300

Andando ora ad analizzare le stratosferiche ECMWF possiamo notare come alle quote di 1,10,30 hpa le velocità zonali andranno prima azzerandosi poi invertendosi , ossia con l'instaurazione di una circolazione prettamente antizonale (quindi retrogada) che potrebbe favorire lo "sganciamento" di bombe gelide verso le basse latitudini. 

Quest'ultima carta evidenzia anche come l'E-P flux tenda a divenire convergente verso il polo ( le frecce si dirigono verso destra).

 fluxes

Vediamo qui nel dettaglio nella proiezione tra 10 giorni la netta inversione delle correnti zonali.

 ecmwfzm u f240

In ultima immagine viene mostrata l'attività della wave 1 (pacifica) piuttosto consistente che andrà a disturbare il Vortice Polare.

 ecmwfzm ha1 f240

Da sottolineare anche come la MJO tenda ad acquistare importanza portasi su fasi maggiore di magnitudo.

Ora la palla passa alla Troposfera, e qualora i flussi di calore si propagassero con decisione anche in quest'ultima, Gennaio potrebbe assumere connotati tutt'altro che monotoni.

Luca De Feo.

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