Analisi Meteorologica
La NEVE di Primavera
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- Pubblicato 27 Febbraio 2015
- Scritto da Luca Angelini
La Primavera e i suoi capricci. Tra tutti i fenomeni che questa stagione di transizione ci può propinare, anche le nevicate rientrano certamente tra gli elementi che danno maggior carattere soprattutto lla prima parte della stagione. Che differenza c’è, però, tra una nevicata invernale e una primaverile?
Durante l’inverno l’aria fredda giace appoggiata ai bassi strati e pertanto le nevicate più copiose che si verificano sono principalmente da addolcimento, ovvero si generano in seno allo scorrimento di aria più mite ed umida al di sopra del classico cuscino freddo (situazione questa più frequente soprattutto sulla Val Padana).
Durante la primavera invece capita spesso di assistere a vere e proprie “mini” bufere di neve con temperature al suolo anche decisamente elevate, alcune volte persino superiori a 5-6°C. Si tratta di episodi comunque molto brevi ma intensi, che spesso si accompagnano ad un successivo rovescio di pioggia. Questa situazione tradisce la presenza di aria molto fredda in quota, solitamente di origine artica marittima.
Il notevole spessore verticale di questa massa d’aria generatasi direttamente sulla calotta polare, determina un evidente rimescolamento e quindi una notevole turbolenza, poichè gli strati d’aria prossimi al suolo sono più caldi per via del più marcato soleggiamento primaverile. Nascono così ammassi nuvolosi in prevalenza convettivi, con le sommità che ghiacciano velocemente già tra i 2000 ei 3000 metri e che altrettanto velocemente possono far nascere temporali in grado di generare rovesci estremamente consistenti.
Considerate le temperature estremamente basse della massa d’aria in quota, la precipitazione risulterà in larga parte nevosa, perchè rovescerà verso il suolo proprio le sacche di aria fredda presenti in alta quota, attraverso forti moti verticali discendenti. Ma come può nevicare con temperature dell’aria che al suolo sono ampiamente positive? Le nubi convettive hanno la caratteristica di presentare queste correnti verticali molto veloci, pertanto all’interno di esso i fiocchi di neve vengono spesso spinti verso il basso con una potenza tale da portarli ad attraversare strati d’aria a temperatura maggiore di 0°C senza che abbiano il tempo di fondere.
Si assiste allora a questo fenomeno, simile ad una nevicata vera e propria, che però solitamente non si protrae per più di qualche minuto; per distinguere questo tipo di precipitazione dalle nevicate vere e proprie si parla quindi di “neve tonda”, comunemente chiamata anche graupel, dagli addetti ai lavori.
Si annoverano però altri casi interessanti: se durante la discesa dalla nube il fiocco di neve incontra strati atmosferici molto ampi a temperature positive, tenderà a fondere parzialmente; data la forte instabilità però più in basso la goccia di pioggia potrebbe trovare nuovamente temperature negative, che porteranno alla sua trasformazione in una pallina ghiacciata.
Questa prenderà il nome di “graupel” o neve pallottolare. L’effetto sarà simile a quello di una grandinata, ma in realtà la dinamica di formazione della grandine non permetterà a questo tipo di precipitazione di verificarsi per lo scarso spessore della nube generatrice (abbiamo detto tra 2000 e 3000 metri).
Ricordiamo infine che le nevicate primaverili, in modo particolare nelle zone di media montagna, sono tra le più abbondanti dell’anno per unità di tempo. A temperature prossime allo zero si presentano con fiocchi a larga falda. In tali situazioni può accumularsi anche mezzo metro di neve freschissima nel giro di qualche ora, con relativo altissimo rischio di valanghe per la mancata coesione e stabilizzazione dell’immane quantità bianca caduta dal cielo.
Luca Angelini
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